80 anni dopo le due bombe

L'alba del 6 agosto 1945 non fu come le altre per gli abitanti di Hiroshima; ma non lo sarebbe stato per il mondo intero. Alle 8:15 del mattino, un aereo B-29 americano, l’Enola Gay, sganciò un ordigno a cui era stato dato il nome in codice "Little Boy". Pochi istanti dopo, un bagliore accecante, un calore insopportabile e un'onda d'urto devastante rasero al suolo la maggior parte della città, seguiti da un gigantesco fungo atomico che si levò nel cielo. Il 9 agosto lo stesso scenario si replicò su Nagasaki. Nella prima esplosione morirono all’istante 140.000 persone mentre nella seconda più di 70.000. In pochi istanti, in due giorni distinti, più di 200.000 evaporarono in pochi secondi lasciando solo l’immagine della propria ombra. 

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Gli ultimi giorni di Biden

Il Presidente Joe Biden è vicino a dover lasciare la Casa Bianca per far posto al nuovo inquilino Donald Trump, il quale si insedierà il 20 gennaio 2025. Seppur sia quindi un Presidente sfiduciato che lascerà lo studio ovale ad un repubblicano, quindi neanche ad un successore democratico come poteva essere Kamala Harris, Biden ha preso decisioni alquanto rilevanti, e molto discusse, anziché limitarsi all’amministrazione ordinaria, per quanto possa essere tale la gestione di una nazione come gli Stati Uniti. Anzitutto la decisione di autorizzare l’Ucraina a colpire la Russia con missili a lunga gittata, provocando quindi una ulteriore escalation del conflitto. L’altra decisione che fa discutere internamente è stata quella di concedere la grazia a proprio figlio, Hunter Biden, a rischio di condanna al carcere per vari reati. Insomma, gli ultimi giorni di Joe Biden alla Casa Bianca da una parte ci fanno salire ulteriori gradini della scala che può portare allo scontro diretto tra Stati Uniti, e quindi della NATO, con la Russia, mentre dall’altra fanno ulteriormente scendere gli USA nella scala democratica.

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Perché vietare le manifestazioni per la Palestina?

nel divieto di manifestare per il prossimo 5 ottobre in favore della Palestina, c’è qualcosa di più. Infatti non si spiega come uno Stato democratico possa vietare una manifestazione che chiede la fine di un genocidio. Neanche per la mera sudditanza a Washington e al sionismo d’oltre atlantico come anche a quello che si respira in Europa. In scia con la tendenza, la repressione del dissenso operata dal governo Meloni, già portata avanti da altri governi variamente formati, ha lo scopo di spezzare la possibilità della nascita di una nuova stagione di mobilitazioni di massa.

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