USA: le Black Hills al patibolo. La ferita aperta della sovranità tribale si acuisce con il disboscamento

Le Black Hills, le "Colline Nere", sono molto più di una semplice foresta nazionale. Per la Nazione Lakota, e per molte altre tribù Sioux, sono Paha Sapa, il cuore sacro della loro spiritualità, il luogo di nascita delle loro tradizioni e un simbolo vivente di una promessa violata. Eppure, in questo santuario naturale e culturale, l'amministrazione Trump ha accelerato in modo aggressivo il disboscamento, riaccendendo un'antica ferita di ingiustizia e scatenando un coro di allarmi da parte di attivisti indigeni e ambientalisti. Questa politica forestale non è solo una questione di gestione del legname ma è un assalto diretto alla sovranità tribale e alla salute ecologica di un territorio intriso di storia e di sangue.

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80 anni dopo le due bombe

L'alba del 6 agosto 1945 non fu come le altre per gli abitanti di Hiroshima; ma non lo sarebbe stato per il mondo intero. Alle 8:15 del mattino, un aereo B-29 americano, l’Enola Gay, sganciò un ordigno a cui era stato dato il nome in codice "Little Boy". Pochi istanti dopo, un bagliore accecante, un calore insopportabile e un'onda d'urto devastante rasero al suolo la maggior parte della città, seguiti da un gigantesco fungo atomico che si levò nel cielo. Il 9 agosto lo stesso scenario si replicò su Nagasaki. Nella prima esplosione morirono all’istante 140.000 persone mentre nella seconda più di 70.000. In pochi istanti, in due giorni distinti, più di 200.000 evaporarono in pochi secondi lasciando solo l’immagine della propria ombra. 

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