L’era del controllo totale

Ogni secondo di ogni giorno, i cittadini vengono spiati da una vasta rete di guardoni digitali, intercettatori elettronici e ficcanaso robotici. Veniamo ascoltati, guardati, tracciati, seguiti, mappati: è la nuova era dello spionaggio pubblico-privato, resa possibile da un esercito globale al servizio dei tecno-tiranni i quali tracciano i nostri movimenti, le nostre spese, fiutano i nostri pensieri, controllano le nostre azioni e relazioni. L’era che stiamo vivendo, caratterizzata da uno sviluppo senza precedenti della tecnologia, porta con sé una grave minaccia per la natura umana. Un’architettura globale di sorveglianza, ubiqua e sempre in allerta, osserva e indirizza il nostro stesso comportamento per fare gli interessi di una strettissima cerchia di persone. Dalla compravendita dei nostri dati personali e dalle predizioni dei nostri futuri comportamenti, questa ristretta cerchia di super-ricchi trae un’enorme ricchezza e un immenso potere. Questa, nelle parole di Shoshana Zuboff, è l’era del “capitalismo della sorveglianza”.

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Donald Trump non è il Presidente della pace che molti credono

Donald Trump non si è ancora insediato alla Casa Bianca e sta già mettendo tutti gli ingredienti del conflitto nella ricetta della sua nuova presidenza, tra minacce di sanzione, dazi e annessioni territoriali. Chi pensava che Trump fosse il Presidente della pace si sbagliava di grosso. Trump, come qualunque altro presidente degli Stati Uniti, di qualsiasi partito sia, è il capo di un impero e come tale si deve co portare. Specie adesso che gli USA sono in declino, la cui egemonia è messa in pericolo dall’emergere e l’affermarsi di nuove potenze globali, Cina su tutti. Dopo la minaccia di imporre dazi al Canada e al Messico, nell’ultima settimana Trump ha suggerito al Canada di diventare il 51° Stato degli USA; poi ha rivendicato la proprietà statunitense del Canale di Panama e dichiarato che la Groenlandia dovrebbe essere parte degli Stati Uniti. Recentemente ha chiesto ai Paesi della NATO di arrivare a spendere il 5% del proprio PIL per rafforzare l’alleanza, mentre prima l’asticella da lui posta era il 2%. Queste sparate di Donald Trump arrivano dopo aver annunciato di voler imporre dazi alla Cina così come alle merci europee, i di voler imporre sanzioni a tutti coloro che non si abbasseranno al volere statunitense, in continuità con quanto avvenuto negli ultimi vent’anni di strumenti sanzionatori utilizzati come armi economiche contro i Paesi restii alle strategie e gli interessi di Washington

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